venerdì 27 aprile 2018

NON PARLATE PIU’ DI ABOLIRE LA BUONA SCUOLA: E’ STATA GIA’ ABROGATA!

Leggo che per l’accordo di governo PD-M5S uno dei punti di contrasto di programma è l’abolizione della “Buona Scuola” proposta dai grillini. Ma di fatto la “Buona Scuola” è stata già abrogata dal ministro Fedeli per recuperare il consenso degli insegnanti prima delle elezioni del 4 marzo risultate poi fallimentari per il PD. Si è di nuovo dato potere ai sindacati e alle RSU di contrattare su varie materie (vedi ultimo contratto degli insegnanti) che il decreto Brunetta aveva tolto. Adesso, per esempio,se un preside vuole spostare un bidello da un plesso all’altro,occorre prima di tutto informare i sindacati delle motivazioni e poi confrontarsi con loro entro 15 giorni. E’ chiaro il rischio di paralisi di un’organizzazione con queste premesse, oltre alla possibilità concreta di aumento di contenziosi nell’ambito scolastico. Questo hanno ottenuto le organizzazioni sindacali confederali attualmente maggioritarie e non capisco a questo punto come i miei colleghi presidi possano ancora sentirsi rappresentati da queste organizzazioni. Poi sul merito da attribuire ai docenti, gli stessi sindacati hanno ottenuto che anche i criteri fossero contrattati, creando un conflitto d’interessi con il comitato di valutazione che li dovrebbe scegliere. Vero è che il Preside individua i docenti da premiare, ma i soldi per il merito sono stati diminuiti per darne una parte agli aumenti stipendiali degli insegnanti. La chiamata diretta pure è stata ingessata, dovendo contrattare con i sindacati i criteri di scelta. A questo punto resta ben poco della legge 107 e quindi l’accordo con i grillini, almeno sulla scuola ,è spianato. Si è dato spazio a una campagna mediatica,non ancora finita, da parte dei sindacati contro i presidi “sceriffi”, definendoli autoritari e pazzoidi,discreditando un’intera categoria che ,pur con pochi soldi rispetto agli altri dirigenti pubblici,tiene aperte le scuole nonostante tutte le difficoltà,assumendosi anche il rischio di una condanna perché, per ragioni di sicurezza, le dovrebbe piuttosto chiudere (quale scuola oggi è a norma in Italia?). Non contesto ai sindacati la difesa dei legittimi diritti degli insegnanti, ma la difesa dei loro interessi corporativi(per esempio sulla mobilità, ancora una volta si è derogato sul vincolo triennale di permanenza che permette una continuità didattica). Ciò va a discapito degli interessi generali della scuola che deve tutelare prima di tutto i bisogni degli studenti e un miglior insegnamento. EUGENIO TIPALDI

venerdì 20 aprile 2018

RIEDUCHIAMO I GENITORI PRIMA DEI FIGLI

Pittoni, responsabile scuola della Lega, dice che la Buona Scuola “voluta dal Pd di Renzi, Gentiloni e Fedeli, ha di fatto abolito la bocciatura se non in casi assolutamente eccezionali” e quindi ha privato gli insegnanti degli strumenti per gestire gli alunni. Insomma non si boccia e perciò ci sarebbe il bullismo degli alunni nei confronti dei professori. La stessa ministra Fedeli incoraggia invece la bocciatura in questi casi ( vedi ultime sue dichiarazioni). Magari qualcuno chiederà tra poco di rispolverare il decreto regio che espelleva gli alunni insubordinati da tutte le scuole del regno… Sono analisi superficiali che non tengono conto della vera e propria emergenza educativa che si è prodotta nella nostra società. Con il troppo permissivismo da parte dei genitori nei confronti dei figli, si sta creando una società senza regole dove si contesta chiunque leda la propria soddisfazione personale (è stata chiamata società del narcisismo). La scuola è rimasta sola nell’immane compito di educare, di esigere il rispetto delle regole, di imporre una morale del dovere prima dei diritti. Ma non è con un improbabile ritorno alla scuola autoritaria di una volta ,la scuola che boccia,classista, che si risolve il problema. Occorre prima di tutto rieducare i genitori a fare i genitori e non gli amici dei loro figli. Il Ministero dell'Istruzione si dovrebbe far promotore di corsi per genitori Si dovrebbero riportare a scuola i genitori e rieducarli, solo così può darsi che ripristiniamo l’alleanza rotta tra genitori e scuola e si comincia a capire che l’obbiettivo dell’educare è un fine comune di entrambi.

martedì 20 febbraio 2018

MA L’AUTONOMIA DELLE SCUOLE NON E’ SINONIMO DI AZIENDALISMO

L’articolo apparso sulla Tecnica della scuola del 20 febbraio 2018 dal titolo “L’autonomia ha portato alla scuola-azienda: dalla L.59/97 alla L.107/15. Il 22 febbraio convegno a Roma” è fuorviante. Non si commetta l’errore di confondere il bene prezioso dell’autonomia conferita alle scuole a cominciare dalla legge 59/97, processo tuttora da attuare, con la logica dell’aziendalizzazione delle scuole che ha caratterizzato le ultime riforme della scuola. E’ la politica liberista e non l’autonomia che ha caratterizzato le scuole come aziende. Condivido l’appello per la scuola pubblica e molti temi ivi espressi, dalle perplessità sul concetto di competenza oggi di moda rispetto a quello di conoscenza alla critica della valutazione dell’INVALSI ,dal la considerazione polemica sull’innovazione tecnologica vista acriticamente dal Ministero dell’Istruzione come panacea di tutti i mali per coinvolgere la disattenzione degli alunni alla generalizzazione dell’alternanza scuola-lavoro persino ai licei! Ma si sono sottovalutati ,secondo me ,due aspetti deleteri dell’aziendalismo applicato alla scuola: l’abolizione della platea scolastica che ha messo in concorrenza le scuole e ha creato le scuole-ghetto con fuga degli alunni migliori nelle scuole considerate migliori; il dimensionamento scolastico che ha portato i dirigenti scolastici a governare più scuole e a trascurare necessariamente l’aspetto didattico per curare quello amministrativo o manageriale che dir si voglia. Di tutto questo parlo nel libro da me scritto “Il Preside dei Quartieri Spagnoli” ,Il Mio libro editore. Spero che mi sia consentito di farmi un poco di pubblicità.Grazie

Pubblicata II edizione del mio libro:Il Preside dei Quartieri Spagnoli

martedì 13 febbraio 2018

LA NUOVA EMERGENZA EDUCATIVA

Dieci giorni fa è stata sfregiata al viso con un coltello una professoressa da un giovane alunno. Qualche giorno fa un vicepreside è stato preso a pugni da un genitore per aver osato rimproverare un alunno di scuola media. Cosa sta succedendo? Perché il ruolo dei professori non viene più riconosciuto? Ovviamente si sprecano le interviste su questo argomento. Il neo presidente dell’ANP dà la colpa alla tv “cattiva maestra”, citando Popper. Mi sembra semplicistica questa spiegazione che attribuisce tutte le colpe ai media. Il problema è più complesso: siamo passati dalla severità dei genitori nei confronti dei figli durata fino agli anni ’50,che li vedeva in alleanza con la scuola nell’opera educativa, al permissivismo di oggi. I genitori odierni permettono ai figli di fare quello che vogliono, li viziano, li trattano da pari a pari e si è persa ogni autorità. Quando la scuola tenta di imporre delle regole, ecco che questi genitori si ergono ad avvocati del loro figli che hanno trasgredito e aggrediscono chi osa vietare. Come ha detto, lo psichiatra Polli Charmet si è passati dal complesso di Edipo alla fase del narcisismo, dove non si tollerano critiche e si cerca solamente la propria soddisfazione dei desideri, funzionale evidentemente all’attuale società del consumismo. Se è così, allora c’è un’emergenza educativa, un’assenza di valori, che permea l’intera società, come si vede dagli episodi di teppismo delle baby gang alle pulsioni di odio razziale, ma la scuola da sola non ce la fa. Qui ci può essere il ruolo positivo dei media a tutti i livelli (televisione, cinema, giornali, internet) e degli intellettuali: Il problema è che non si intravedono all’orizzonte nuovi Pasolini ed Eco.

domenica 24 dicembre 2017

LA SCUOLA COSI’ COME E’ FATTA E’ INADEGUATA PER GLI ALUNNI CHE L’ABBANDONANO

Come con i supermercati aperti 24 ore su 24, adesso si chiede alle scuole di rimanere aperte nelle vacanze di Natale, di Pasqua e d’estate. Coloro che vedono la scuola da lontano e dall’alto (leggi ministri, sottosegretari, politici in genere, funzionari del Ministero, pedagogisti universitari) dicono che serve a combattere la dispersione scolastica. Idiozia: chi non viene a scuola normalmente, non verrà di pomeriggio né tantomeno durante le vacanze. Ci sarebbe da ridere, se, purtroppo, il fenomeno della dispersione scolastica non fosse tragico: chi non viene a scuola, è a rischio di essere sfruttato nel lavoro nero o di far parte di una baby-gang. Il fenomeno, però, non si combatte con le solite belle parole ripetute a iosa:” Per combattere la mafia, serve un esercito di maestri elementari” rievocando quanto detto dallo scrittore Gesualdo Bufalino. Due episodi avvenuti a Napoli, fanno riflettere: l’aggressione feroce e gratuita al diciassettenne Arturo in via Foria; l’asportazione dell’albero di Natale dalla galleria Umberto I e ritrovato ai Quartieri Spagnoli. Qui c’è la barbara usanza medioevale di bruciare il 17 gennaio i falò dedicati a sant’Antonio Abate, protettore degli animali. Poteva essere un esempio di riciclo :si raccoglievano abeti secchi, buttati dopo le vacanze natalizie, e li si bruciava. Il problema è che adesso vengono tagliati con le seghe elettriche alberi vivi, come è accaduto a Largo Montecalvario e alla galleria Umberto I. Il problema è che vengono bruciati in vicinanza delle abitazioni e-temo- quest’anno a piazza Montecalvario, con il pericolo di bruciare la vicina scuola “Paisiello”, la vicina Chiesa di Concezione a Montecalvario e il solaio della Metropolitana. Quando ho parlato di questo rischio con un ispettore della polizia e gli ho chiesto di mandare una volante quella notte a sorvegliare, ho letto in lui- mi sono sbagliato ?- una certa rassegnazione. Proprio di questo non abbiamo bisogno a Napoli: non dobbiamo rassegnarci alla barbarie, dobbiamo avere il coraggio di denunciare, di non considerare queste cose delle “bravate” di ragazzini. Oggi ti taglio l’albero e domani ti ficco un coltello alla gola. Non c’è una conseguenza diretta tra le due azioni, ma la piccola illegalità tollerata porta a un’illegalità più grande. Lo dico da dirigente scolastico di una scuola ubicata nei Quartieri Spagnoli, dove pure ho deciso di rimanere, nonostante i problemi: l’educazione per questi ragazzi fallisce, non riesce a incidere, non perché non ci siano bravi maestri e bravi professori, ma perché la scuola così come è fatta per questi ragazzi è inadeguata. Per loro servirebbe una scuola che li orienti a un mestiere, a una professione. La scuola pseudoegualitarista, che vuole mandare tutti al liceo (obbligo a 18 anni?) o all’università, è una scuola che in realtà allontana questi ragazzi, la fa sentire un obbligo inutile .Se non facciamo intravedere un futuro diverso a questi ragazzi, ce li ritroveremo per strada a scippare, a spacciare droga, a sparare. E non stiamo vedendo una fiction purtroppo! Eugenio Tipaldi

mercoledì 29 novembre 2017

SONO CONTRARIO ALLA SCUOLA SUPERIORE DI 4 ANNI

La sperimentazione dei licei a 4 anni prelude, nel prossimo governo evidentemente, al taglio di un anno delle superiori, con tutte le conseguenze delle perdite di cattedra. Oltre al danno agli alunni che devono svolgere un orario anche pomeridiano per recuperare i programmi compressi da 5 a 4 anni, c’è la beffa agli insegnanti e al personale scolastico che viene ridotto. La fisarmonica del potere fa sì che una volta si allargano i cordoni (vedi immissione in ruolo di 100000 precari) e una volta li si stringe. Per far sì che i nostri giovani studenti si diplomino a 18 anni e non a 19 ,come avviene oggi, ho già detto in altra occasione che c’è una soluzione indolore: cominciare la I elementare a 5 anni. L’eventuale perdita di sezioni a 5 anni della scuola dell’infanzia dovrebbe essere compensata nel rendere obbligatoria la stessa per i bambini di 3 e 4 anni. Ma sospetto che dietro la necessità di far diplomare i nostri studenti a 18 anni, tagliando le superiori, si nasconde la volontà di far cassa. Inoltre la mia proposta non passerà mai perché danneggerebbe le scuole paritarie che fanno la primina a 5 anni e non sia mai: esse non devono perdere, lo può solo la scuola statale! Eugenio Tipaldi Dirigente scolastico