venerdì 22 giugno 2018

LA VALUTAZIONE DEGLI OPERATORI SCOLASTICI

Quando i docenti parlano dei dirigenti scolastici, si nota una certa acredine. E’ nota la polemica suscitata dalla riforma della “Buona Scuola” che dava alcuni poteri ai presidi: chiamata diretta dei neoassunti, scelta dei docenti meritevoli con attribuzione di un bonus… I presidi sono stati definiti “sceriffi” e accusati di autoritarismo. In realtà il potere dei presidi era molto limitato, come ha riconosciuto lo stesso neoministro dell’Istruzione, Bussetti ( essendo stato preside, lui sa di cosa parliamo). La chiamata diretta è destinata ad essere abolita ed è meglio così: si prestava il fianco a denunce per corruzione. Alcuni di noi dirigenti scolastici già vi avevano rinunciato, sia per i tempi (costretti a tornare a scuola a Ferragosto) sia perché alla fine questa scelta era molto limitata. Ritorni la chiamata da graduatoria e così si accontentano i sindacati degli insegnanti. Chissà se anche il merito rimarrà…Qui devo dire che molti insegnanti sono stati favorevoli a concorrere per esso e, anche se il compenso era simbolico, ci tengono ad avere il titolo onorifico. Forse i tempi sono maturi per introdurre la carriera differenziata dei docenti, con concorsi fatti per reti di scuole: si dovrebbero valutare gli aggiornamenti e i corsi di formazione fatti, l’attitudine all’insegnamento, l’apertura all’innovazione, ma anche la capacità empatica di interagire con allievi e genitori. E qui la relazione del dirigente scolastico, che conosce bene l’insegnante, diventa fondamentale. Certo bisogna che la valutazione degli operatori scolastici sia svolta a tutti i livelli. Per quanto riguarda i dirigenti scolastici, essa deve essere fatta da un dirigente superiore e non da colleghi, così come gli insegnanti devono essere giudicati dal loro superiore, il preside, se la valutazione vuole essere obiettiva e super partes. Questo richiede un aumento dell’organico dei dirigenti tecnici, adesso assai striminzito, aprendo anche alla possibilità di carriera dei dirigenti scolastici. E accetto anche la sfida fatta dall’associazione “ Professione docente” di valutare il clima della scuola, interpellando genitori, insegnanti, alunni e personale ATA. Ma questo deve valere anche per gli stessi insegnanti. Non si può essere unilaterali. L’obiettivo è di migliorare il servizio scolastico in toto.

sabato 16 giugno 2018

I docenti che non riescono a recuperare gli alunni scarsi non sono buoni docenti

I docenti che non riescono a recuperare gli alunni scarsi non sono buoni docenti
Secondo l’archeologo e giornalista Manlio Lilli i docenti che non bocciano gli alunni scarsi dovrebbero bocciare se stessi. Si può dire il contrario. I docenti che non riescono a recuperare gli alunni scarsi non sono buoni docenti. Dalla mia esperienza di dirigente scolastico di istituto comprensivo in quartiere a rischio, posso dire che la bocciatura alla scuola media (alla scuola primaria difficilmente si boccia) è l’anticamera della dispersione scolastica. Il fallimento educativo a scuola, sancito con bocciature ripetute, suscita risentimento non solo verso l’istituzione scuola, ma contro lo Stato in generale. La bocciatura, quindi, per questi ragazzi, apre la strada alla devianza. Per questi alunni ci vorrebbe una scuola diversa, come ho cercato di spiegare nel mio libro “Il Preside dei Quartieri Spagnoli”, il miolibro, edizione 2018. Alle superiori, invece, si può e si deve bocciare. Non siamo più nella scuola dell’obbligo (dopo il biennio) e la scelta di proseguire gli studi deve esser sorretta da volontà, capacità e sacrificio. Ma per chi non va alle superiori e non ce la fa, dovremmo programmare degli itinerari lavorativi, se non vogliamo consegnare questi ragazzi alla criminalità. E non possono essere solo gli attuali istituti professionali. Eugenio Tipaldi