mercoledì 29 maggio 2019
Telecamere nella scuola dell'infanzia? E' un provvedimento populista
L’ennesimo provvedimento populista di questo governo è quello di far installare obbligatoriamente le telecamere nei nidi e scuole d’infanzia e negli ospizi per anziani. Per populismo s’intende assecondare la reazione emotiva del popolo senza aiutarlo a ragionare. Faccio un esempio: dopo un efferato delitto, il popolo richiede per il colpevole del misfatto la forca, ma i nostri principi costituzionali, sull’orma di Cesare Beccaria, rifiutano la pena di morte. Per i ladri si vorrebbe il taglio della mano, ma i nostri principi sociali aborrono questa condanna. Per i violentatori Salvini vuole la castrazione chimica, ma la legge del taglione non fa parte della nostra Costituzione.
Ora può essere giusto far installare e obbligare a conservare i dati negli ospizi per anziani, dove spesso si sono state scoperte scene di angherie e soprusi sui vecchietti. Si tratta di un’attività privata e chi la intraprende, come risponde degli obblighi di sicurezza e di igiene, può e deve essere obbligato a installare anche le telecamere, senza oneri per lo Stato.
Lo stesso vale per i nidi e gli asili privati. Ma perché obbligare anche le scuole dell’infanzia statali? Non nego che anche in quest’ultime sono state scoperte angherie e violenze nei confronti dei bambini, ma quando c’era il sospetto, il dirigente scolastico allertava i carabinieri che all’insaputa delle maestre, installavano le telecamere.
Questo sistema funzionava e sono state scoperte le vessazioni di alcuni insegnanti ma anche ,a volte, l’innocenza di altre insegnanti che venivano ingiustamente accusate dai genitori. Perché fare di tutt’un erba un fascio e gettare il sospetto su tutta la scuola dell’infanzia che nella sua stragrande maggioranza è costituita da docenti dedite al lavoro e al sacrificio quotidiano nell’amorevole cura di queste creature?
E’ la reazione populista: fare di un problema singolo un problema generale. Se ruba, uccide o violenta una donna un extracomunitario, sono tutti ladri, assassini e violentatori gli extracomunitari, come se i nostri connazionali non siano soggetti anch’essi dediti a questi delitti. Spiace che anche il PD, a quanto pare, approvi questo provvedimento populista insieme alla Lega e al M5S.
Nella scuola statale è il dirigente scolastico che vigila, a cui si rivolgono i genitori, le maestre colleghe, i bidelli in casi di sospetta violenza. E’ singolare la mancanza di fiducia nei propri funzionari da parte dello stato, tanto da costringerli anche a prendere la mattina le impronte per accertare che siano in servizio!
Anche qui si fa di un’erba un fascio: siccome nei ministeri, in alcuni ospedali e comuni, i dirigenti non hanno controllato e anzi si assentavano per primi, si condannano alle forche caudine tutti i dirigenti, compresi i dirigenti scolastici che nella stragrande maggioranza portano l’onere di far funzionare dignitosamente le scuole d’Italia, nonostante l’esiguità delle risorse e la fragilità delle strutture.
venerdì 3 maggio 2019
SCUOLA COME “GRANDE FRATELLO”
E
La concezione di Salvini della scuola è da “1984”, il geniale romanzo di George Orwell. Prima la richiesta della rilevazione biometrica del personale della scuola proposta dal suo ministro di riferimento Bongiorno e accettata dal ministro dell’istruzione Bussetti, salvo escludere i docenti per l’opposizione del M5S. Poi la richiesta di telecamere in classe. E’ il “Grande Fratello” o, se volete, il ”Panopticon”, il carcere ideale progettato da Jeremy Bentham, che era fatto in modo tale che da qualunque angolo si potevano sorvegliare i detenuti. Manca solo la registrazione audio per completare il processo di sorveglianza totale della scuola: così si potranno sanzionare i docenti che parlano di comunismo o che sono favorevoli alla teoria “gender”.
giovedì 18 aprile 2019
SULLA POLEMICA DELLE VACANZE SCOLASTICHE TROPPO LUNGHE
La campagna di stampa sulle vacanze pasquali troppo lunghe a scuola quest'anno (perché si attaccano con il ponte del 25 aprile e per alcuni istituti scolastici con il ponte del 1 maggio)è fuorviante.Si confonde la necessità delle famiglie che lavorano in questi giorni con il bisogno di custodia dei figli. Ma la scuola non è una baby-sitter. Essa deve assicurare i 200 giorni di lezione e ogni regione stabilisce il calendario scolastico,cui il Consiglio d'Istituto,dove sono presenti anche i rappresentanti dei genitori,può aggiungere altri giorni di sospensione didattica,nel rispetto di tale tetto.Se si vuole intrattenere gli studenti a scuola anche in queste vacanze,nei pomeriggi, il sabato quando molte scuole sono chiuse, e d'estate (ricordiamo anche la polemica sulle vacanze estive troppo lunghe),si paghino le associazioni di educatori che possono assolvere allo scopo.Lasciate che i docenti ( e i dirigenti scolatici) si riposino da un lavoro entusiamante quanto si vuole, ma oggi molto stressante.E anche gli studenti hanno bisogno di una pausa dallo studio ogni tanto.Ben vengano le scuole aperte per fare teatro,arte,musica, sport,come ha proposto l'associazione TreeLLLe, attività affidate appunto agli educatori.
I genitori ( e i giornalisti) si preoccupassero di più per le strutture scolastiche fatiscenti, vera emegenza del paese.
lunedì 8 aprile 2019
LA SCUOLA DEI DISEGUALI
Sull'ultimo numero dell'"Espresso" è apparso un interessante articolo sulla scuola finlandese, che ,com'è noto, è una scuola d'eccellenza.Nell'articolo che s'intitola:"Nella scuola degli uguali", si spiega che tutti gli alunni, a prescindere dalle condizioni economiche e sociali, raggiungono gli stessi obiettivi didattici ed educativi.Qual è il segreto di tali eccellenti risultati? Forse il fatto che sono in Filandia solo 5 milioni di abitanti contro i 60 milioni in Italia?No,l'autrice dell'articolo spiega:
"Come si fa a garantire ad ogni ragazzo le stesse opportunità di farsi strada per proprio merito,, e non per capitale familiare?"E' facile:applichiamo un principio di discriminazione positiva" risponde Taimela (un' insegnante finlandese).Ovvero: investono di più non dove già si brilla, ma dove c'è maggior bisogno.Nei quartieri più difficili.Nelle aree più povere.Lì, le classi luccicano, per essere un vero trampolino.Più che dove le famiglie possono già garantire molto.Una prospettiva che sembra lontanissima,vista da Roma."
In Italia si investe nelle scuole allo stesso modo, come se fossero tutti eguali.Ma- come dice don Milani,"non c'è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali."
Purtroppo nessun governo né di destra né di sinistra né tantomeno l'attuale, ha realizzato la vera rivoluzione che serve alla scuola italiana: dare di più laddove ce n'é bisogno.
Investire per esempio nei quartieri dove cè la maggiore dispersione scolastica, la presenza della criminalità e delle devianze, la povertà economica che diventa anche educativa.
La nostra scuola, come certificano le prove INVALSI, rimane profondamente disuguale:si raggiungono meno competenze al sud che al nord, nelle periferie urbane che nei quartieri ricchi.La nostra scuola non fa che certificare il divario della provenienza sociale.
venerdì 29 marzo 2019
A scuola non serve il controllo sulle impronte digitali e il riconoscimento dell'iride per i professori

sabato 9 marzo 2019
Ma l'autonomia scolastica è una conquista, non si può tornare indietro!
L'autonomia scolastica compie vent'anni e molti la criticano addossandole tutti i mali della scuola odierna.Ma c'è molta confusione nelle critiche che si fanno.Innanzitutto bisogna considerare da dove si partiva: una scuola che dipendeva dai vertici del Ministero per la programmazione e dal Provveditorato agli studi per tutte le altre incombenze.E' questa scuola che si rimpiange? Non credo.La programmazione legata al contesto territoriale(POF) è stata una grande conquista. Ma vediamo le critiche principali.
Si dice che l'autonomia avrebbe causato il progettificio.I progetti da realizzare nella scuola vengono definiti dal Collegio dei docenti che ha tutto il potere di selzionarli e di approvare quelli che ritiene più pertinenti.
Si dice che sono state poste le scuole in concorrenza.Questo però non dipende dall'autonomia delle scuole, ma dal fatto che è stata abolita la platea.
Si dice che i dirigenti scolastici hanno troppo potere.Questo è vero, l'autonomia scolastica richiede un potere/responsabilità del preside che prima (nella scuola verticistica) non aveva.Ma il problema è che non si è formata un middle management che supporti il dirigente e questo a causa di una visione piattamente egualitarista dei sindacati della scuola che non ammettono gerarchie, senonché tutte le istituzioni sono gerarchiche, pena la loro dissoluzione.
Se una critica va fatta,secondo me, è che l 'autonomia s iè realizzata solo in parte, per esempio l'istituzione scolastica non ha ancora un'autonomia finanziaria,perché i finanziamenti che riceve sono per la gran parte vincolati, non ha un'autonomia didattica perché ci sono i paletti degli orari;le reti di scuole non sono state sufficientemente supportate.
domenica 27 gennaio 2019
CONDIVIDO IL DIVIETO DELL’USO DEI CELLULARI A SCUOLA
Quando la ministra Fedeli, disse sì allo smartphone in classe, vi scrissi che come dirigente scolastico ero assolutamente contrario. Adesso devo dire che condivido la proposta di divieto dell’uso dei cellullari che distraggono gli alunni dalle lezioni degli insegnanti o vengono usati nei cambi orari e nell’intervallo per filmare episodi da mettere in rete al fine di deridere il compagno più debole o l’insegnante meno autorevole .
La linea del ministro Bussetti, a tale proposito, è rispettosa dell’autonomia scolastica: ogni scuola decida se e come far utilizzare lo smartphone a livello didattico; e così ogni singola scuola può decidere anche una deroga per gli insegnanti che lo utilizzano per compilare il registro on line.
Il divieto imposto per legge serve a persuadere i genitori che non vogliono tagliare il cordone ombelicale ai loro figli, che se proprio i loro figli vogliono portare il cellulare lo devono tenere spento nello zaino e se lo usano quando non è consentito, deve essere sequestrato.
Il problema sorge per la custodia. Non è ipotizzabile che tutti cellulari vengano custoditi in presidenza per 2 motivi: il preside non è presente in tutti i plessi scolastici che dirige ( a causa delle legge 111/2011 essi dirigono più scuole, forse ve lo siete dimenticato); se pure fosse un solo edificio scolastico a dirigere, non basterebbe la vasca da bagno, se ci fosse, per contenerli, come giustamente ha osservato il prof. Rusconi dell’ANP.
E allora il ministro riprenda quella buona idea che espresse all’inizio del suo mandato: dotiamo le scuole di armadietti metallici che si chiudono a chiave, come negli Stati Uniti, dove gli alunni possono riporre i loro libri e i loro cellulari. Questa sì che sarebbe una rivoluzione! Finalmente avremmo una scuola che non fa portare agli alunni gli zaini pesanti sulle spalle distorcendo la loro colonna vertebrale, che fa fare i compiti a scuola (aumentando le ore dell’orario scolastico e la paga degli insegnanti, alla pari degli altri paesi europei) e introduce la mensa per tutti, studenti e operatori della scuola, dando centralità e importanza all’istruzione e alla formazione.
Ma tutto ciò richiede finanziamenti dirottati verso la scuola, che al momento non si vedono, nonostante le buone intenzioni.
Eugenio Tipaldi
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