giovedì 20 luglio 2017

Lettera aperta alla ministra dell’Istruzione VALERIA FEDELI

Illustre Signora Ministra, leggo che intende portare l’obbligo scolastico a 18 anni. Il proposito è lodevole, ma si corre il rischio di aumentare la percentuale della dispersione scolastica, già molto alta in alcune zone del Paese. Non è elevando l’età dell’obbligo da 16 a 18 anni, infatti, che si risolve il problema dell’abbandono scolastico. A parte che non c’è attualmente, per abrogazione di alcune leggi, nessuna sanzione o reato per i genitori degli alunni che evadono la scuola, se non alle elementari, non è con la repressione che si risolve il problema. Le parlo da un avamposto di frontiera, i Quartieri Spagnoli di Napoli (lei è stata allo Zen di Palermo), e le dico con cognizione di causa che gli alunni della mia scuola a stento prendono la terza media. Se frequentano le superiori, lo fanno per vedere l’effetto che fa. E l’effetto è una sicura bocciatura che fa sconsigliare il prosieguo. E se non lo capisce ancora, c’è anche la seconda bocciatura che stronca ogni speranza. Ecco le vere cause della dispersione scolastica! La soluzione sta, secondo me, nell’ orientare già gli alunni della scuola media in un sistema duale, come avviene in Germania: separare gli alunni che sono portati per il liceo e che continueranno gli studi dagli alunni che faranno un percorso professionalizzante per imparare un mestiere. Si dirà che è discriminante e ci riporta a prima della riforma della scuola media unificata del 1962, quando c’era la scuola media e la scuola dell’avviamento. A posteriori, di deve dire che quella riforma è fallita. Gli alunni demotivati impediscono lo studio a quelli che vogliono proseguire gli studi. Questi alunni vengono bocciati, sospesi dalle lezioni, incrementando la loro rabbia contro la scuola e le istituzioni in generale che li respingono. Diventano facile preda per essere arruolati nella criminalità organizzata o per essere sfruttati nel lavoro nero. Non è meglio allora per questi ragazzi, che li si faccia fare un percorso differenziato, triennale dopo la scuola media, che gli insegni un mestiere, piuttosto che proporre loro un itinerario fintamente egualitario che essi rifiutano? Questa è la vera alternativa alla strada e si offre una possibilità di riscatto a questi ragazzi a cui non piace lo studio e la scuola così come è fatta. Nello stesso tempo si dà la possibilità agli altri alunni di studiare per il proseguimento al liceo e all’università, senza essere continuamente disturbati da chi non è interessato a quello studio ritenuto astratto. Si farebbero dei test iniziali, alla fine della quinta elementare, per indirizzare gli alunni ai due diversi tipi di scuola. E non è detto che i figli dei poveri non possano andare al liceo, se hanno dimostrato la volontà di studiare, che si manifesta già nella scuola primaria. Questo finto egualitarismo del siamo tutti eguali, finisce, proprio perché non lo siamo eguali per le condizioni socio-economiche di partenza, per discriminare: alunni di fatto respinti dalla scuola ed emarginati, a cui non sé dato nessuna possibilità né di studiare né di poter lavorare onestamente. Le rinnovo l’invito a venire alla mia scuola, la “D’Aosta-Scura”, per farle vedere di persona la realtà che viviamo. Tullio De Mauro, quand’era professore, venne a trovarci, dopo che era stato allo Zen. Faccia anche Lei lo stesso percorso: Le regalerò il libro da me scritto a mie spese “Il Preside dei Quartieri Spagnoli. Dalla riforma Gelmini alla riforma Giannini”. Potrebbe avere degli spunti per rialzare le sorti del povero Renzi, che attualmente è inviso, per ragioni diverse, da tutto il personale della scuola.

domenica 16 luglio 2017

E SE I PRESIDI MINACCIASSERO, INSIEME A TUTTO IL PERSONALE SCOLASTICO, DI NON RIAPRIRE LE SCUOLE A SETTEMBRE?

Aggiungetemi ai 400 presidi e più che hanno rinunciato alla chiamata diretta per una «situazione ormai insostenibile», sia per la retribuzione «non proporzionale al nostro carico di lavoro e responsabilità», sia per le «inadeguate condizioni di sicurezza delle scuole», che «per «le continue molestie burocratiche». Aggiungo che per senso di responsabilità, invece,lavorerò anche a casa per incentivare il merito e dare agli insegnanti ritenuti “migliori ” un piccolo premio economico. Pare che vogliano dare a noi dirigenti scolastici, dopo tante proteste, un aumento di 50 euro lorde che diventano 20 euro lorde, con la beffa che il nostro stipendio diminuirà, per motivi tecnici che non sto qui a spiegare. E’ inutile che le lamentele si rivolgono alla ministra Fedeli, perché chi decide è il ministro delle Finanze e nella spending review non ci sono tagli ai privilegi e agli sperperi, ma tagli alla scuola che pure viene ritenuta a parole dai politici (prima delle elezioni!) un settore importante per la crescita del paese. L’OCSE ha per esempio criticato lo stipendio stratosferico dei dirigenti pubblici. Naturalmente non siamo noi, i dirigenti pubblici peggio pagati! Forse ci ha svantaggiato la troppa responsabilità che abbiamo avuto nel dirigere le scuole. Pensate ai professori universitari che hanno minacciato di non svolgere le lezioni in autunno, se non aumentano il loro stipendio. Saranno accontentati. E se minacciassimo, insieme a tutto il personale scolastico che è tartassato come noi, di non riaprire le scuole a settembre?

martedì 4 luglio 2017

LE SFORBICIATE SUL PERSONALE ATA

L a situazione finanziaria del Paese è messa piuttosto male se si pensa di risparmiare sul personale della scuola, al di là dei riconoscimenti professionali della Ministra per l’Istruzione (3000 euro per gli insegnanti?) o del Papa. Leggo che ci sarà una riduzione di 2020 posti per il personale ATA prevista dalla Finanziaria del 2015 e nessuno si è preoccupato di abrogare questa norma. Forse non è chiaro che le segreterie scolastiche sono al limite del collasso e non ce la fanno più a sostenere i gravami imposti dalla burocrazia, comprese le indagini a tappeto di ogni tipo che chiedono dati statistici e ultimo la formulazione delle graduatorie dei docenti. Forse non è chiaro che i bidelli o collaboratori scolastici che dir si voglia, sono una risorsa importante per la scuola ,non solo per le pulizie, ma anche per la vigilanza, specie in contesti di scuole situate in aree a rischio. Ancora una volta si sottovaluta questo aspetto facendo tagli lineari, senza considerare dove c’è più il bisogno. Una cosa è tagliare bidelli in una scuola a Capri e una cosa è tagliare bidelli ai Quartieri Spagnoli, per limitarci a due esempi della provincia di Napoli. Altro errore è non prevedere assistenti tecnici nella scuola del primo ciclo. Si parla tanto di scuola digitale e si sottovaluta il fatto che c’è bisogno di manutenzione continua dei nuovi strumenti informatici, altrimenti diventano inservibili. Si sprecano risorse per formazioni inutili , s’inventano “snodi formativi “ di tutti i tipi, solo per far guadagnar i soliti noti. Quindi non è vero che non ci sono soldi: li si impiega in maniera sbagliata, per non dire altro. Eugenio Tipaldi